Mille Anni di Preghiere, di Yiyun Li
“Il fatto che ci siamo incontrati e chiacchieriamo… sicuramente ci è voluto parecchio tempo di fervide preghiere per farci arrivare fin qui.”
“Mille Anni di Preghiere” è una raccolta di dieci racconti brevi della scrittrice cinese Yiyun Li, che ha vinto nel 2005 il premio Frank O’Connor International Story Award.
Yiyun Li nasce a Pechino nel 1972 e risiede in Cina fino al 1996, anno in cui si trasferisce in America per specializzarsi in medicina. Della Cina di quegli anni ha vissuto e sperimentato tutto: come l’esperienza di un corso di rieducazione politica per tutti coloro che volevano iscriversi all’Università di Pechino, dopo i fatti di Piazza Tian’an men. Una volta laureata, emigra negli Stati Uniti ed è in questo nuovo contesto, padrona di una nuova lingua che sente come sua, che finalmente riesce a raccontare le storie del suo Paese di origine, scrivendole direttamente in inglese.
Infatti, come fa dire a uno dei suoi personaggi: “Se sei cresciuta con una lingua che non hai mai usato per esprimere i tuoi sentimenti, è più facile imparare un’altra lingua e parlare di più in quella. Ti trasforma in un’altra persona. (…) Io ho imparato a non parlare (…)” (1)
Le sue sono storie emotive, emozionali ed emozionanti. Dalle trame semplici, con pochi personaggi ma intense e profonde. Ogni piccolo racconto apre uno squarcio nel misterioso e complicato mondo dei sentimenti e delle relazioni: amorose, familiari, amicali. L’autrice non spende parole inutili nel cercare di spiegare, motivare azioni o comportamenti, non riflette né sembra giungere a conclusioni di nessun tipo.
I suoi personaggi più che pensare o comunicare, agiscono. Come barche di carta liberate nelle acque e lasciate fluttuare sulle onde di una corrente che sa benissimo dove portarle. Loro ignorano ancora il loro destino, nondimeno si muovono lo stesso.
È infatti il destino, alla fine, ad architettare e dirigere incontri, separazioni, allontanamenti e riavvicinamenti: ai personaggi non resta altro che viverli quando e come capitano. La possibilità di scelta non è prevista, contemplata: ogni protagonista segue a braccio un copione che non conosce ma che scopre via via, battuta dopo battuta, atto dopo atto. Improvvisare è un’arte, di cui si può anche diventare veri esperti.
Se c’è un unico comun denominatore di questi racconti è senza dubbio la convinzione ferma e incrollabile che tutto alla fine torni, senza scarto e senza resto. Già il titolo è, da questo punto di vista, esplicativo. In Cina esiste un proverbio “Xiu bai shi ke tong zhou” che la stessa autrice cita e interpreta così: “ci vogliono trecento anni di preghiere per avere l’occasione di attraversare un fiume con qualcuno sulla stessa barca”.
Sono questi e altri ancora i pensieri che si formano nella mente di Mr Shi, il protagonista dell’ultimo racconto (che è anche quello che dà il titolo al libro), un cinese che si reca in America per andare a trovare sua figlia e cercare di recuperare i suoi rapporti con lei. Qui conosce Madam, una pittoresca signora iraniana che sembra capirlo al di là delle difficoltà linguistiche. Ed è proprio a lei che confida la sua visione del mondo e dei rapporti umani:
“C’è un motivo per ogni rapporto umano, questo è il significato del proverbio. Marito e moglie, genitori e figli, amici e nemici, estranei che s’incontrano per caso in strada. Ci vogliono tremila anni di preghiere per poggiare la tua testa sul cuscino accanto a quella della persona che ami. Per un padre e una figlia? Mille anni, forse. Due persone non diventano padre e figlia per caso, questo è certo. (…) Ovviamente c’è anche un motivo per i brutti rapporti: per mia figlia devo aver pregato con poca convinzione per mille anni.” (2)
Eccole le emozioni di cui sopra: i rimpianti, i desideri, le nostalgie, i ripensamenti. Tutto condensato, agglomerato insieme in un bolo indefinito e pesante. Da ingoiare a poco a poco o in una volta, ma ponderando bene. Perché “la vita non è molto diversa dal mercato azionario: si investe in un titolo e ci si attacca a quella scelta restandoci invischiati, nonostante tutti gli altri errori possibili.” (3)
Piccoli racconti agrodolci, pieni di retrogusti duri e legnosi che hanno il sapore intenso della realtà.
Rita Barbieri
(1) Yiyun Li, “Mille anni di Preghiere”, pp. 198-199.
(2) Yiyun Li, “Mille anni di preghiere”, pp. 192-193.
(3) Yiyun Li, “Mille anni di preghiere”, p. 40.
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